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Il 10 marzo 2021 entra in vigore il primo regolamento europeo adottato nell’ambito dell’Action Plan Ue per la finanza sostenibile. Obiettivo dell’Europa: dare una definizione univoca e condivisa di “sostenibilità” negli investimenti finanziari.

Ad oggi, infatti, in mancanza di uno standard condiviso, ogni banca e ogni gestore può decidere la propria definizione. Spesso debole e fatta su misura delle proprie esigenze. La Sustainable Finance Agenda rappresenta la cornice all’interno della quale si muove l’Europa per riformare il sistema finanziario, riconosciuto come insostenibile.

Finanza sostenibile vs finanza etica

Arrivare a una definizione condivisa di “sostenibilità” in ambito finanziario è un deciso passo in avanti. Così come il riconoscimento dell’importanza di rendere sostenibile, da un punto di vista innanzitutto ambientale, il sistema finanziario. Tuttavia, “sostenibile” può non essere sufficiente. Chi si occupa di finanza etica, infatti, obietta che la definizione proposta dalla Commissione europea solleva diverse obiezioni. Innanzitutto per la scelta di avvalersi di BlackRock come advisor per la finanza sostenibile. Ma non solo.

Sono sette i punti di criticità evidenziati dal movimento della finanza etica, come illustrati nel nostro podcast da Andrea Baranes, vicepresidente di Banca Etica.

Principi di base della finanza sostenibile e della finanza etica etica

La sostenibilità, così come definita dalla Ue, è un obiettivo secondario a quello della massimizzazione dei profitti per pochi. Per la finanza etica, invece, la realizzazione di utili è funzionale all’obiettivo di massimizzare i benefici per le persone, le comunità e il Pianeta. Nel modello della finanza sostenibile così come proposta dalla Ue, dunque, la sostenibilità diventa un fattore competitivo o uno strumento di marketing.

La finanza sostenibile non esclude la speculazione

Nella definizione di finanza sostenibile proposta dalla Ue non è previsto l’obbligo di “non nuocere alla collettività e all’economia reale” per gli operatori finanziari che vogliono dirsi sostenibili. E la finanza, oggi, è in grandissima parte caratterizzata dall’uso spregiudicato di strumenti speculativi, high frequency trading, sistema bancario ombra puntando alla continua creazione di bolle e instabilità. La finanza etica, invece, è orientata a sostenere l’economia reale e rifiuta la speculazione.

La finanza sostenibile non si fa su un solo prodotto

Nell’approccio proposto dalla Ue, poi, l’attenzione è concentrata su uno specifico prodotto finanziario e non sull’insieme di attività del gruppo bancario. E al momento il regolamento si applica solo alle attività di gestione e investimento e non all’erogazione del credito e ad altre attività bancarie. È quindi possibile offrire alla propria clientela prodotti sostenibili e, accanto, prodotti nocivi per l’ambiente e il clima.

Che ruolo per trasparenza e partecipazione?

Nella normativa europea non si fa riferimento a requisiti di governance dei soggetti che vogliono vendere prodotti finanziari sostenibili. I temi legati alla trasparenza non guardano al  comportamento complessivo del gruppo bancario, ma solo al singolo prodotto. Un approccio molto diverso da quello degli operatori della finanza etica che hanno hanno governance e strutture societarie basate sulla trasparenza e sulla partecipazione dei soci e dei clienti.

Una visione parziale nella valutazione dei criteri ambientali, sociali e di governance

La sostenibilità, nell’approccio della Commissione europea, è intesa quasi solo nella sua componente ambientale. La finanza etica, invece, propone una visione complessiva. Partendo da alcuni settori che devono necessariamente essere esclusi dagli investimenti (come armi, fonti fossili, pornografia), valuta poi le aziende nel complesso delle proprie attività.

Per fare un’esempio: la costruzione di una diga potrebbe essere considerata sostenibile, perché utile per la produzione di energia idroelettrica. Tuttavia, la costruzione della diga potrebbe ledere i diritti delle popolazioni e le comunità che abitano i territori coinvolti. Per la finanza etica, quindi, si tratta di investimenti inaccettabili.

Lobby finanziaria vs educazione critica alla finanza

La finanza tradizionale investe ingenti quantità di denaro nell’attività di lobby e condizionamento dei legislatori e dei regolatori. La finanza etica, invece, predilige l’attività di sensibilizzazione di persone e comunità per far comprendere loro gli impatti negativi della finanza tradizionale, orientata alla massimizzazione dei profitti nel brevissimo termine.

Uno strumento di trasformazione sociale

Uno degli obiettivi della finanza etica è promuovere attraverso attività di azionariato attivo comportamenti più etici da parte delle aziende in cui si investe. Attività che, sul lungo periodo, possono produrre impatti sociali e ambientali positivi. Nella definizione di sostenibilità proposta dalla Ue, invece, manca l’incentivo agli intermediari finanziari che vogliono essere sostenibili a farsi promotori di modelli più responsabili e inclusivi.

Fonte: Valori.it

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